Le confréries continuarono a prosperare e ad affinarsi, ma già nei primi anni del 1700 alcuni movimenti di carattere economico tentarono di opporsi al loro corporativismo in nome della libertà di mercato.
Tra questi quello della “Phylocratie”, teoria elaborata da François Quesnay – economista, chirurgo del re -, uno degli autori della massima “Laissez faire, laissez dire”; da cui trae ispirazione una parte dell’opera fiscale della “Constituante”.
Seguace di questa teoria, Anne Rabat Jacques Turgot, Baron de l’Aulne, quando fu nominato ministro della finanza da Luigi XVI tentò di aprire alla concorrenza il commercio e l’industria abolendo le “maîtrises”5 e le “jurandes”6 che erano i pilastri portanti delle varie “Communautés” delle arti e mestieri, disegno che non potè portare a termine in quanto caduto in disgrazia presso il re ad opera di Maria Antonietta.
Nel frattempo però grandi rivolgimenti politico-sociali si stavano preparando e prima la Rivoluzione francese con il decreto del 2 marzo 1791, poi l’assolutismo napoleonico coll’art. 291 del codice napoleonico e infine con la legge del 1834, in nome della libertà di lavoro abolirono tutte le “Corporations” medioevali e quindi anche la Confrérie des “Rôtisseurs”.
Tuttavia l’“animus” non si era perso e nel corso dei secoli sopravvisse l’amore al lavoro, quello ben fatto, frutto di un lungo apprendistato, quello che trasformava un “maître” in un “artista” nella sua specialità.
Tempi bui e tristi erano però in agguato: la terribile seconda guerra mondiale e le gravi restrizioni alimentari che ne seguirono impedirono ovunque che la gastronomia continuasse a svilupparsi, e continuasse la tradizionale scuola di formazione ed affinamento del gusto cui cuochi, rosticcieri, pasticceri erano per tradizione preposti.
Finita la guerra, poco a poco scompaiono le “tessere annonarie”, la gioia di vivere riprende il sopravvento e con essa anche quella del mangiar bene perché, come ben diceva Jean Valby, il mitico fondatore della “Chaîne des Rôtisseurs”, se mangiare per nutrirsi costituisce una legge primordiale alla quale nessuno può sottrarsi, tuttavia questa stessa necessità può essere trasformata in un sottile piacere, quello di gustare cibi fragranti e saporosi che deliziano il palato.
Era quindi maturato il tempo per il risorgere della “Confrérie des Rôtisseurs”.
Correva l’anno 1950 – era Pasqua – quando tre Gastronomi: il Dr. Auguste Bécart, Maurice-Edmond Sailland detto Curnosnky, – principe eletto tra i Gastronomi, Jean Valby (giornalista) e due professionisti della cucina: Louis Giraudon e Marcel Morin si proposero di riportare all’onor del mondo lo “spiedo” e all’antico splendore – restaurandone i valori – le tradizioni dell’antica corporazione “Des Rôtisseurs” con tutti i privilegi e obblighi connessi – ivi comprese le insegne araldiche – e aprendola non solo ai professionisti ma anche ai buongustai e alle signore onde affinarne il gusto.
Nell’agosto dello stesso anno, nel corso di un incontro conviviale presso il ristorante Lutetia di Parigi sotto la presidenza d’onore di Curnonsky nacque così la “Confrérie de la Chaîne des Rôtisseurs”, i cui statuti furono depositati alla Prefettura di Parigi il 3 agosto 1950 e l’atto di costituzione pubblicato sul “Journal Officiel” della Repubblica Francese 1l 29 agosto 1950 alla pagina 9316.